Autore: Nastassja Martin Titolo: Titolo originale: Croire aux fauves Genere: Narrativa Editore: Bompiani Collana: Overlook Data di uscita: Prima pubblicazione: 2019, da Bompiani 2021 Pagine: 128 Ambientazione: Kamchatka (Russia) e Francia | |
Dal sito della casa editrice Bompiani: "Nastassja Martin, nata nel 1986, è antropologa diplomata presso l’École des Hauts Études e specializzata sulle popolazioni artiche. È autrice di un saggio intitolato Le anime selvagge: la resistenza di un popolo in Alaska di fronte all’Occidente e, insieme a Mike Magidson, del documentario Tvaïan. Credere allo spirito selvaggio è il suo primo racconto narrativo, in corso di traduzione in molte lingue." |
Credere allo spirito selvaggio, il romanzo pluripremiato dalla critica in Francia e ora pubblicato in Italia da Bompiani con la magistrale traduzione di Marina Karam, è ... il diario di una metamorfosi fisica e spirituale che, per precisione e insieme per sacralità, sembra tratta dai versi di Ovidio - e il libro è dedicato «a tutti gli esseri della metamorfosi, qui e altrove»... Una storia che tocca, che ferisce, che sgomenta - e che infine libera. (Andrea Marcolongo, Tuttolibri, La Stampa)
Un racconto intenso, poetico, a metà tra letteratura e antropologia, di un incontro terribile e decisivo, di una ricostruzione di un corpo e di uno spirito, il racconto di una metamorfosi, in cui l’autrice esplora le terre di confine, dove umano e non umano si incrociano. (Di Luana De Micco, il Fatto Quotidiano)
Tutto è singolare, in questo breve libro che racconta un'esperienza così intensa, così lontana dalla nostra realtà, da far riflettere profondamente su ciò che siamo, ciò che diventiamo e ciò che tanto gelosamente chiamiamo «identità». E su quanto, ancora, possiamo scoprire su ciò che di selvaggio e inesplorato vive dentro di noi. (Eleonora Barbieri, il Giornale)
Trama (non viene mai svelato il finale)
Nel 2015, durante una missione antropologica tra i vulcani gelati della Kamčatka, penisola russa protesa nel mare di Bering, Nastassja Martin viene attaccata da un orso che distrugge metà del suo volto. Viva per miracolo, affronta mesi di calvario, prima in balia della brutalità di un piccolo ospedale russo, poi sul fronte opposto, nella asettica freddezza delle strutture sanitarie francesi “all'avanguardia”. È grazie alla sua apertura mentale e alla sua consapevolezza della complessità degli esseri viventi che riesce a non impazzire, e anzi a ripensare la catena di eventi che l’ha portata di fronte alla belva: “Perché ci siamo scelti? Che cosa ho davvero in comune con la creatura selvaggia, e da quando?”
Giudizio personale
Breve libro di difficile classificazione, un po' romanzo, un po' saggio. Comincio col dire che io non amo particolarmente questo tipo di commistioni e ciò incide sulle mie valutazioni. Il libro parte dall'esperienza personale dell'autrice per poi allargarsi a cerchi concentrici, riflettendo sui confini della nostra identità, sull'alterità, sul nostro pianeta che vede progressivamente ridursi miti e spazi di vita selvaggia. A me non è particolarmente piaciuto, perché esile come romanzo autobiografico e poco strutturato come saggio antropologico.
Stile | 6/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜ |
Piacevolezza lettura | 5/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜⬜ |
Rappresentazione personaggi | 7/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜ |
Trama | 5/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜⬜ |
Giudizio complessivo | 5/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜⬜ |
Consiglio di lettura: no, se pensate di leggere un romanzo di avventura.
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