sabato 17 dicembre 2022

Don Winslow - CITTA' IN FIAMME

 









Autore: Don Winslow

Titolo: Città in fiamme

Titolo originale: City on Fire

GenereRomanzo, Mystery, Fiction storica, Urban fiction

Editore: HarperCollins Italia

Collana

Data di uscitaPrima pubblicazione 2021, da HarperCollins Italia 26 Aprile 2022

Pagine398

Prezzo ediz. cartacea22,00 €

E book Kindle: 12,99 €

Ambientazionecapitale dello Rhode Island, Providence (USA)


Dal sito della casa editrice HarperCollins Italia:

"Ex investigatore privato, esperto di antiterrorismo e consulente giuridico, è l’autore di ventidue romanzi che sono diventati bestseller mondiali vincendo innumerevoli premi. Tra le sue opere spiccano Corruzione, Il cartello, Il potere del cane, L’inverno di Frankie Machine e Le belve, da cui il premio Oscar Oliver Stone ha tratto l’omonimo film. Dalla trilogia con protagonista Art Keller (Il potere del cane, Il cartello e Il confine) sarà tratta un’importante serie tv, mentre il bestseller Corruzione sarà adattato per il grande schermo da 20th Century Studios. Vive tra la California e il Rhode Island. Con HarperCollins ha pubblicato Broken, La lingua del fuoco e Morte e vita di Bobby Z."







Recensioni

Mentre sarete immersi nella lettura di Città in fiamme, vi sentirete sprofondare nelle atmosfere delle migliori pellicole di Martin Scorsese e sarà (davvero) impossibile smettere prima dell'ultima pagina... Città in fiamme già si candida a diventare il suo romanzo più bello e imponente, una brillante rilettura dell'Iliade in chiave mafiosa. (Francesco Musolino, Il Messaggero)

C’è un Winslow incazzato, quasi più - se possibile - della precedente trilogia incentrata sui narcos, che peraltro non era soltanto una grande opera di letteratura ma uno storico e rigoroso resoconto della guerra al narcotraffico e dentro il narcotraffico. Stavolta si cambia location, si cambia zona, siamo nel New England. Stavolta la guerra è diversa, ci sono irlandesi e italiani che si affrontano in quella che fin da subito Winslow presenta come un’Iliade contemporanea con molte, troppe speranze, e annessa Elena di Troia pronta a innescare una catena di eventi irrefrenabili, destinati a causare problemi. (La Nazione)

Città in fiamme è un’Iliade moderna, contemporanea, una trilogia che abbraccia generazioni e al pari dei classici antichi esplora temi intramontabili come la lealtà, il tradimento, l’onore. (qlibri)

Trama (senza spoilerare)

La storia è raccontata attraverso gli occhi di Danny Ryan, marinaio, esattore e uomo che rapina i camion, appartenente al clan mafioso degli irlandesi.

A Providence, nel New England, c’era un accordo tra il clan degli irlandesi (Ryan e Murphy) e quello degli italiani (Moretti e Pasco): gli irlandesi a Dogtown si tenevano i moli, gli italiani a Federal Hill le rapine ai camion e il gioco d’azzardo. Era un patto che durava da generazioni e Marty, il padre di Danny, era stato uno dei fondatori di quell’alleanza. Gestivano insieme il New England, avevano colonizzato i vigili del fuoco e la polizia e si erano infiltrati nel potere politico.

Galeotta fu però un’estate, quando durante un party sulla spiaggia, videro uscire dal mare e poi camminare sulla spiaggia una donna bellissima: era Pam , la nuova ragazza di Paulie Moretti. Danny capisce subito che quella donna porterà guai perché le donne così belle di solito li portano. E così avviene.

Si scatenerà una guerra senza esclusione di colpi tra i due clan, con doppi giochi, trappole e tanti morti. Entrerà in ballo anche il traffico di droga, il clan dei neri, l’IRA, l’FBI mentre Danny dovrà fare i conti anche con i suoi problemi privati, i difficili rapporti con la bella e influente madre, la salute della moglie Terri, il suo neonato Ian.

Giudizio personale

Questo è il primo libro che leggo di Don Winslow, per me è stato una scoperta e mi riprometto di leggere i precedenti ed i successivi. Mi sembra un grande autore "noir". Le vicende narrate nel libro sono ambientate negli anni ottanta e costituiscono la prima parte di una trilogia che vedrà poi uscire "Città di sogni" e "Città in cenere".
La mia opinione è che valga la pena di leggerlo. La trama è costruita molto bene, gli intrecci sono credibili e poco scontati, lo stile narrativo è scarno, incisivo, essenziale e quindi la lettura risulta molto scorrevole. I dialoghi sono secchi e brevi; inoltre non c'è nel libro la distinzione manichea, che di solito mi fa molto arrabbiare, tra buoni e cattivi. Sono tutti cattivi, anche chi non dovrebbe esserlo, ma con gradi e sfumature diverse. 


Stile
8/10
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Piacevolezza lettura
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜
Rappresentazione personaggi
8/10
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Trama
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜
Giudizio complessivo
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜








Consiglio di lettura: sì

domenica 4 dicembre 2022

Ken Follett - UNA FORTUNA PERICOLOSA

 










AutoreKen Follett

TitoloUna fortuna pericolosa

Titolo originale: A Dangerous Fortune

GenereThriller, Romanzo storico

Editore: Mondadori

CollanaOscar bestsellers

Data di uscitaprima pubblicazione 1993, negli Oscar Mondadori dal dal 24 maggio 2016

Pagine: 518

Prezzo ediz. cartacea  € 13,50

E book Kindle: 7,99 €

Ambientazione: Inghilterra vittoriana

Dal sito della casa editrice Mondadori:

"Ken Follett è uno degli autori più amati al mondo. Nato a Cardiff nel 1949, vive tra Londra e Stevenage con la moglie Barbara. Laureatosi in filosofia all’University College di Londra, ha lavorato come giornalista. Ha pubblicato 32 romanzi, iniziando la sua straordinaria carriera di scrittore nel 1978 con La cruna dell’Ago. Uguale successo mondiale hanno poi ottenuto i successivi romanzi, tra i quali: Triplo, Il codice Rebecca, L’uomo di Pietroburgo, Sulle ali delle aquile, Un letto di leoni, Notte sull'acqua, Una fortuna pericolosa, Un luogo chiamato libertà, Il terzo gemello, Il martello dell’Eden, Codice a zero, Le gazze ladre, Il volo del calabrone, Nel bianco e la trilogia “The Century” (La caduta dei giganti, L’inverno del mondo, I giorni dell’eternità), che sono stati a lungo al primo posto nelle principali classifiche. Dopo l’immenso successo de I pilastri della terra che ha dato inizio alla saga di Kingsbridge, sono seguiti Mondo senza fineLa colonna di fuoco e Fu sera e fu mattina cui si aggiunge questo nuovo romanzo.

In Italia, tutti i suoi romanzi sono pubblicati da Mondadori." 








Recensioni

E meno male che Una fortuna pericolosa non ha bisogno né di pubbliche relazioni né di giornalisti, perché è di quei romanzi che si divorano, come certi cioccolatini che poi faranno venire il mal di testa. (la Repubblica)

La misteriosa morte di un giovane studente, erede di un cospicuo patrimonio, mette in moto una spirale di intrighi e vendette destinata a durare più di vent'anni e nella quale viene coinvolta una dinastia di banchieri consumata dall'ambizione e dalla cupidigia. Un romanzo ambientato nell'Inghilterra vittoriana, nel quale l'autore descrive una dura guerra economica combattuta a colpi di delitti, ricatti e torbide passioni. (bookdealer.it)

Trama (senza spoilerare)
Da Wikipedia
"I protagonisti sono un gruppo di persone (prima ragazzi, poi giovani e infine adulti), membri d'importantissime famiglie dell'Impero britannico, in particolare i cugini Hugh ed Edward Pilaster, appartenenti a una dinastia di ricchissimi banchieri, un giovane di nome Solomon Greenbourne, anch'egli figlio d'un ricchissimo banchiere ebreo, e Miguel (Micky) Miranda, figlio d'un possidente terriero dello stato del Cordova.

Quest'ultimo merita una menzione a parte, poiché suo padre è ricchissimo in patria, ma in Inghilterra, per il cambio sfavorevole e la sua passione per la bella vita, Miguel deve riuscire a integrare l'assegno paterno coi più disparati espedienti (tra cui estorsione, ricatti, ma soprattutto facendo il baro); inoltre Miguel è consapevole d'essere discriminato perché il padre è famigerato per inciviltà e maleducazione, oltre che per i metodi schiavistici coi quali maltratta i dipendenti. Miguel è ossessionato dall'idea di non volere mai più tornare alla vita rozza del Sud America, ma è anche terrorizzato dall'ira paterna, che può tagliargli i viveri da un momento all'altro e costringerlo quindi al ritorno in patria.
Mentre i ragazzi sono al college, un ragazzo muore accidentalmente; il responsabile sembra essere Edward, nipote e futuro erede del socio anziano della banca di famiglia; tuttavia evita il processo grazie alla falsa testimonianza di Miguel, che riesce così a ingraziarsi la madre di Edward, Augusta Pilaster, dalla quale è anche attratto fisicamente, e quindi a guadagnarsi l'ingresso nell'alta società.
Inizia così una vicenda di circa trent'anni di corruzione, doppie vite e omicidi irrisolti o insabbiati, dovuti a intrighi finanziari. Gli interessi dei vari membri della famiglia regnano sul bene comune e gli stessi parenti cominciano a odiarsi e ricattarsi a vicenda per fare prevalere i propri interessi; contemporaneamente si sviluppano passioni lecite e non. Su tutti i personaggi spicca Augusta, che vuole un titolo nobiliare e che il figlio incapace diventi Socio anziano della banca, appoggiata da Miguel (nel frattempo divenuto ambasciatore del suo Paese e col quale intrattiene una fugace relazione), che dai tempi del college esercita una forte influenza su Edward. Miguel è il vero burattinaio della vicenda: sfrutta il suo ascendente su Edward e Augusta per controllare la banca e concludere pessimi affari, vantaggiosi però per il padre e il suo tentativo di colpo di Stato."

Giudizio personale

Si tratta questa volta di una saga familiare che inizia nel 1866 e termina circa trent'anni dopo, un romanzo storico dunque che non ci porta lontano nel tempo, come il Follett medievalista, ma che ci cattura ugualmente.
La trama è coinvolgente, ricca di avvenimenti che mantengono alta la tensione della lettura, non è mai noiosa né banale. La vera ricchezza del libro sono  le ambientazioni e soprattutto i personaggi, realistici, riconoscibili e credibili con l'unico difetto ricorrente in Follett: un eccesso di manicheismo, i buoni di qua e i cattivi di là. C'è da aggiungere però che stavolta sono presenti maggiori sfumature che rendono un po' meno netta la divisione.

Stile
7/10
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Piacevolezza lettura
8/10
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Rappresentazione personaggi
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜
Trama
7/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜
Giudizio complessivo
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜








Consiglio di lettura: sì

venerdì 11 novembre 2022

Camilla Läckberg - LA GABBIA DORATA

 






AutoreCamilla Läckberg

TitoloLa gabbia dorata

Titolo originale: En bur av guld

GenereMystery, Narrativa, Thriller 

Editore: Marsilio

CollanaFarfalle/ I gialli

Data di uscita: prima pubblicazione 21 marzo 2019

Pagine: 416

Prezzo ediz. cartacea € 19,90

E book Kindle: 7,99 €

Ambientazione: Stoccolma (Svezia)

Dal sito della casa editrice Marsilio:

"Camilla Läckberg è tra gli scrittori più letti al mondo, con trenta milioni di copie vendute in sessanta paesi. Marsilio ha pubblicato in Italia i dieci libri della serie di Fjällbacka – che hanno ispirato la serie tv Omicidi tra i fiordi –, la raccolta di racconti Tempesta di neve e profumo di mandorle e i due romanzi della Storia di Faye, La gabbia dorata e Ali d’argento. Camilla Läckberg ha firmato come autrice anche la serie televisiva Hammarvik – Amori e altri omicidi. Nata e cresciuta a Fjällbacka, vive a Stoccolma con il marito e i quattro figli. Dopo Il codice dell’illusionista, La setta è il secondo episodio della trilogia scritta a quattro mani con Henrik Fexeus.."


Recensioni

In ogni caso, un libro parzialmente piacevole, non indimenticabile, non eccelso, che si esaurisce in breve tempo, adatto agli amanti del genere e a chi cerca contenuti di questo tipo. Per chi ama componimenti più eruditi, il suddetto certamente non risulterà essere adatto. (Qlibri)

Il nuovo lavoro di Camilla Läckberg è in qualche modo, in riferimento alle tematiche, collegato al precedente “Donne che non perdonano” e da esso non riesce a distanziarsi totalmente. Il pregio senza dubbio risiede nella scorrevolezza del testo, lineare che quasi rasenta il piatto, senza eccessive onde e vibrazioni narrative, privo di particolari colpi di scena. È allo stesso tempo un romanzo crudo, nel senso sessuale del termine, che espone in modo diretto scene estreme e trasgressive. (thrillercafe.it)

Camilla Läckberg è indubbiamente una scrittrice di successo.
Metaforicamente parlando, con milioni di copie vendute in tutto il mondo, ogni sua nuova uscita è un rigore a porta vuota. Con il suo nuovo La gabbia dorata (Marsilio, appena uscito e già nella top ten italiana), la scrittrice svedese però ha deciso di ritagliarsi uno spazio in quell'angolo di paradiso per gli scrittori che decidono di "fare il cucchiaio". Quegli autori cioè che, ad un certo punto della loro carriera prendono il coraggio a due mani e decidono di spiazzare tutto e tutti. La gabbia dorata, infatti,è il tentativo di Camilla Läckberg di uscire dalla sua "comfort zone" e cimentarsi nel gesto d'antologia del Totti nazionale... Ma è bene spendere due righe sul "messaggio sociale" di cui Camilla Läckberg si fa portavoce. O meglio: sul modo in cui viene veicolato. Nei suoi precedenti romanzi, secondo i dettami della cosiddetta scuola scandinava, il messaggio lo si poteva leggere nelle azioni dei personaggi, nei dialoghi, nella caratterizzazione o nel (sempre sia benedetto) "fra le righe" e per questo risultava arguto, interessante e soprattutto efficace. Qui, invece, è la protagonista che, parlando direttamente al lettore, si lancia in proclami a nome di tutte le donne oppresse del mondo. Con la veemenza di un post Facebook scritto in un momento di astinenza da like.
Ciò che manca è la complessità con cui la scrittrice svedese ci aveva viziati. Tutto è o bianco o nero. Il mondo tratteggiato dalla Läckberg in questa sua ultima fatica è composto da un 50 per cento di donne passivo-aggressive prive di qualsivoglia personalità e un 50 per cento di uomini Cro-Magnon fra il diabolicamente crudele e il diabolicamente stupido. (la Repubblica)

Trama (senza spoilerare)

Matilda si è lasciata alle spalle Fjällbacka, ansiosa di chiudere per sempre con quel paesino claustrofobico, ma soprattutto desiderosa di dimenticare un periodo della sua vita segnato dalle violenze del padre su di lei, sulla madre e sul fratello Sebastian.

Ora vive a Stoccolma, ha studiato economia e si fa chiamare con il suo secondo nome, Faye. Matilda non esiste più. Faye è sposata con Jack Adelheim, uno degli uomini più importanti e famosi del paese, e hanno una figlia, Julienne. Nei primi anni della loro relazione, Faye aveva mantenuto Jack e lo aveva aiutato a porre le basi della Compare, l’azienda di cui Jack è comproprietario insieme ad un altro socio.

L’azienda di famiglia produce utili altissimi e quindi può permettersi un tenore di vita elevato ma Faye non è contenta, capisce che di essere prigioniera in una gabbia, dorata certamente, ma sempre di gabbia si tratta.

Faye prende coscienza di avere idealizzato Jack, il quale invece l’ha confinata al ruolo di casalinga, dimenticandosi che la Compare deve la sua esistenza soprattutto a lei. L’impossibilità di essere altro, oltre ad una casalinga, sempre pronta per lui, i tradimenti, le perversioni e il divorzio fanno riaffiorare in Faye le tenebre familiari e con esse l’odio e il desiderio di vendetta verso l’ex marito.

Giudizio personale

Purtroppo ho letto questo libro, che è il primo della storia di Faye, dopo "Ali d'argento" che invece è il secondo. Raccomando ai potenziali lettori di seguire invece l'ordine cronologico, per comprendere meglio il secondo libro.
"La gabbia dorata" mi è piaciuto di più rispetto ad "Ali d'argento" ma forse si deve al fatto dell'inversione cronologica della mia lettura. Piaciuto di più non significa che il libro mi abbia entusiasmato, tutt'altro.
In ogni caso, non si tratta di un thriller né di un romanzo giallo. E' una storia che vorrebbe affondare le sue radici nella tematica delle donne vittime di violenze e di soprusi, ma che spesso e volentieri cade nel romanzo rosa con incursioni porno. La trama è debole e prevedibile, al limite dell'irreale ma lo stile di scrittura permette di leggerla in modo veloce e poco impegnativo.

Stile
6/10
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Piacevolezza lettura
7/10
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Rappresentazione personaggi
5/10
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Trama
4/10
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Giudizio complessivo
5/10
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Consiglio di lettura: no.

giovedì 3 novembre 2022

Vasilij Grossman - STALINGRADO

 






Autore: Vasilij Grossman

Titolo: Stalingrado

Titolo originale: Per una giusta causa

GenereNarrativa slava

Editore: Adelphi

CollanaBiblioteca Adelphi

Data di uscitaPrima pubblicazione:1952, da Adelphi 2022

Pagine884

Prezzo ediz. cartacea€ 26,60

E book Kindle: 19,99 €

AmbientazioneStalingrado (Russia)


Dal sito dell'Enciclopedia Italia Treccani:


"Scrittore russo, nato a Berdičev il 29 novembre (12 dicembre) 1905, morto a Mosca il 14 settembre 1964. Figlio di un chimico, G. compì studi fisico-matematici all'università di Mosca, e dal 1932 lavorò come ingegnere chimico nel bacino minerario del Donbass.
Alla vita dei minatori è dedicato il romanzo breve del suo esordio, Gljukauf ("Glückauf", 1934). Stabilitosi a Mosca, G. si dedicò interamente alla letteratura. Sono di questi anni i racconti: V gorode Berdičeve ("Nella città di Berdičev", 1934), su un episodio della guerra civile; Četyre dnja ("Quattro giorni"), Tovarìšč Fedor ("Compagno Fedor"), Kucharka ("La cuoca"), in cui G. descrive con sobrio realismo il coraggio del popolo all'epoca della lotta clandestina contro lo zarismo e durante la guerra civile, e un romanzo in quattro volumi, Stepan Kol'čugin (1937-40), il cui protagonista è seguito nel suo sviluppo da giovane operaio di un villaggio di minatori a bolscevico rivoluzionario.

Corrispondente dal fronte del giornale Krasnaja zvezda, G. ottenne grande popolarità con il romanzo breve Narod bessmerten ("Il popolo è immortale", 1942), primo grande affresco della guerra quale atto di eroismo di un intero popolo, raccontato liricamente. Da questo momento la riflessione sulla guerra e sul suo significato acquista un ruolo centrale nell'opera di G.: a esclusione di una pièce, Esli verit' pifagorejcam ("Se dobbiamo credere ai pitagorici"), scritta prima della guerra e pubblicata nel 1946, le sue opere hanno come nodo centrale la battaglia di Stalingrado.

Dagli schizzi del ciclo Stalingrad (1943) si passa a epopee di sempre maggior respiro. Si tratta di riflessioni dolenti, oneste, preoccupate: già Za pravoe delo ("Per una giusta causa"), concepito come prima parte di una dilogia e pubblicato nel 1952 sulla rivista Novyj Mir, dopo un'accoglienza calorosissima da parte della critica e soprattutto del pubblico, fu sottoposto nel 1953 a duri attacchi: gli eroi del romanzo non sono rappresentativi, ci sono più ebrei che russi, il ruolo del partito non è sottolineato abbastanza. La morte di Stalin impedisce che G. paghi un prezzo troppo alto per queste accuse: i detrattori si scusano, il romanzo è pubblicato in volume.

La sua crisi, morale e filosofica, si approfondì, esprimendosi nella seconda parte della dilogia, Žizn' i sud'ba (trad. it., Vita e destino, 1984), portata a termine nel 1960 e consegnata alla redazione della rivista Znamja; dopo un anno di silenzio il romanzo fu ''arrestato'' dal KGB: G., cui stranamente non si tolse lo status di autore classico sovietico, non sopravvisse al dolore, si ammalò e morì dopo aver scritto ancora qualche breve racconto e Dobro vam ("Salve!"), appunti relativi a un soggiorno di due mesi in Armenia pubblicati postumi a Erevan (1965; edizione integrale in Znamja, novembre 1988). Alla sua morte si trovò tra le sue carte un romanzo incompiuto, Vse tečet (trad. it., Tutto scorre, 1971), iniziato nel 1955, in cui il ritorno del protagonista da un lager siberiano offre lo spunto a riflessioni che, portando alle estreme conseguenze l'analisi intrapresa nella dilogia, giungono per la prima volta a mettere in discussione la figura stessa di Lenin. Dopo aver circolato nel samizdat, Vse tečet fu pubblicato a Francoforte nel 1970; in quanto a Žizn' i sud'ba, copie del manoscritto confiscato giunsero fortunosamente in Occidente, e il romanzo, uscito a Losanna nel 1980, è stato subito tradotto in molte lingue.

La prosa di G. è limpida e distesa: ricorrendo a tecniche quasi cinematografiche egli ''monta'' un romanzo dall'impianto classico, ricco di personaggi le cui storie s'intrecciano alla Storia, da Stalingrado ai lager siberiani, dai campi di concentramento nazisti alla provincia dello sfollamento. Ne risulta il quadro di un 20° secolo deformato dal tumore del totalitarismo, di un mondo di schiavi pronti a sterminare popoli interi in nome dell'idea, di nazione o di classe.Pubblicati entrambi sulla rivista Oktjabr' (Žizn' i sud'ba, 1-4, 1988; Vse tečet, 6, 1989), i romanzi hanno dato vita ad accese discussioni, ben attuali in un momento di generale riflessione sulla storia patria. Ma G. non accusa e non giudica: il suo ideale è quello di una bontà umile, una pietas verso tutte le creature che superi la razza, la fede, la classe e veda nell'uomo solo un uomo."






Recensioni

A Stalingrado i soldati russi furono eroici (ma di troppe cose non era permesso parlare)
Vasilij Grossman ripercorre come una cronaca in forma di romanzo i terribili mesi dell’invasione tedesca Rende il giusto omaggio ai caduti e irride Hitler e Mussolini attraverso corpi, paure, intime speranze. (Paolo di Paolo, La Stampa)

In molti ritengono che questo romanzo sia il Guerra e pace del Novecento, ma lo sguardo di Lev Tolstoj sul mondo era sintetico, solare, universale. Grossman appare invece analitico, tenebroso, lenticolare: passa da un episodio all'altro senza soluzione di continuità. Tutto è cambiato rispetto al grande modello ottocentesco: il cielo di Austerlitz evocato del maestro di Jàsnaja Poljana, in cui pareva ancora brillare un ritmo leggero, stendhaliano, pare diventato oscuro, tempestoso. È l'epoca dei lupi, per usare l'immagine di Osip Mandel'štam. A fare la parte di Kutuzov ci sono generali in stile Andrej Erëmenko, condottiero di "paludi e foreste", il quale però, imbeccato da Stalin, che gli ha ordinato di non fare alcun passo indietro, si rintana nella metropoli assediata trascinandoci dentro l'intera sesta armata tedesca guidata da Friedrich Wilhelm Ernst Paulus.
Consigliamo al lettore di affidarsi al flusso della narrazione, rinunciando alla pretesa di poterla dominare, come potrebbe fare un bambino nelle braccia di sua madre. Ne ricaverà un'esperienza etico-estetica di livello ben superiore a quelle che la letteratura contemporanea ci può consentire. Questo romanzo ridimensiona quelli che abbiamo letto sulla medesima battaglia: dalle Trincee di Stalingrado di Viktor Nekrasov all'Armata tradita di Heinrich Gerlach. (Eraldo Affinati, la Repubblica)

Trama (non viene mai svelato il finale)

Dal risvolto

"Quando Pëtr Vavilov, un giorno del 1942, vede la giovane postina attraversare la strada con un foglio in mano, puntando dritto verso casa sua, sente una stretta al cuore. Sa che l’esercito sta richiamando i riservisti. Il 29 aprile, a Salisburgo, nel loro ennesimo incontro Hitler e Mussolini lo hanno stabilito: il colpo da infliggere alla Russia dev’essere "immane, tremendo e definitivo». Vavilov guarda già con rimpianto alla sua isba e alla sua vita, pur durissima, e con angoscia al distacco dalla moglie e dai figli: «...sentì, non con la mente né col pensiero, ma con gli occhi, la pelle e le ossa, tutta la forza malvagia di un gorgo crudele cui nulla importava di lui, di ciò che amava e voleva. Provò l’orrore che deve provare un pezzo di legno quando di colpo capisce che non sta scivolando lungo rive più o meno alte e frondose per sua volontà, ma perché spinto dalla forza impetuosa e inarginabile dell’acqua». È il fiume della Storia, che sta per esondare e che travolgerà tutto e tutti: lui, Vavilov, la sua famiglia, e la famiglia degli Šapošnikov – raccolta in un appartamento a Stalingrado per quella che potrebbe essere la loro «ultima riunione» –, e gli altri indimenticabili personaggi di questo romanzo sconfinato, dove si respira l’aria delle grandi epopee

Giudizio personale

Forse è esagerato definire questo libro come il "Guerra e pace" del '900. Resta però il fatto che questo romanzo sconfinato, che ha dovuto attraversare molte modifiche per sfuggire alla censura, costituisce un esempio ben riuscito di sintesi tra le storie personali dei personaggi e la storia collettiva del grande dramma che ha attraversato la Russia durante l'eroica difesa di Stalingrado. Una Russia ben diversa da quella che attualmente sta manifestando il suo disprezzo per l'altrui indipendenza.
Il mio consiglio, data la mole del libro e la quantità di personaggi presenti, è quello di abbandonarsi al flusso narrativo senza perdersi a cercare di capire e ricordare: vedrete che la lettura risulterà accattivante ugualmente. Io, almeno, ho fatto così e mi riprometto di leggere, appena sarà possibile, il seguito di "Stalingrado", ossia " Vita e destino".


Stile
8/10
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Piacevolezza lettura
8/10
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Rappresentazione personaggi
9/10
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Trama
9/10
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Giudizio complessivo
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜








Consiglio di lettura: sì.

giovedì 6 ottobre 2022

Elizabeth Strout - OH WILLIAM!

 




Autore: Elizabeth Strout

Titolo: Oh William!

Titolo originale: Oh William!

GenereNarrativa contemporanea

Editore: Einaudi

CollanaSupercoralli

Data di uscitaprima pubblicazione 19 ottobre 2021, da Einaudi 2022

Pagine184

Prezzo ediz. cartacea: 18,00 €

E book Kindle: 9,99 €

AmbientazioneNew York e Maine (USA)


Dal sito della casa editrice Einaudi

"Elizabeth Strout è nata nel Maine ma vive a New York. Ha pubblicato i suoi racconti su «The New Yorker» e molte altre riviste. In Italia ha pubblicato, per Fazi editore, tre romanzi, Amy e IsabelleResta con me e I ragazzi Burgess, e la raccolta di racconti Olive Kitteridge, con cui ha vinto il Premio Pulitzer (2009), il Premio Bancarella (2010) e il Premio Mondello (2012). Dalla stessa raccolta di racconti è stata tratta una serie tv, prodotta dalla Hbo. Per Einaudi ha pubblicato Mi chiamo Lucy Barton (2016 e 2017), Tutto è possibile (2017 e 2018) e Olive, ancora lei (2020 e 2021)."


Recensioni

Oh William! È un meraviglioso ritratto della provincia americana, ma è anche molto di più. È un abbraccio universale che racconta l’essenziale e lo fa – come ormai l’autrice ha da tempo abituato il lettore – in maniera eccezionale. (Connie Bandini, leggereacolori.com)

Ma forse la cosa più bella del personaggio letterario creato da Elizabeth Strout è la sua umanità: Lucy Barton è – e sarà sempre – una donna che non ha trovato tutte le risposte, che prima di tutto fatica a comprendere se stessa, il vero grande mistero di ognuno di noi. E allora le battute finali di questo romanzo illuminano come non mai la narrazione...
Siamo tutti un mistero, Lucy, grazie per avercelo ricordato. Forse saremo un poco più indulgenti adesso con noi stessi e con gli altri. (Debora Lambruschini, criticaletteraria.org)

"Oh William” è uno scritto di gran contenuto riflessivo, che conferma le capacità dell’autrice, che descrive e delinea un’altra fase della vita della protagonista che ha accompagnato le letture di molti conoscitori, ma è uno scritto che talvolta è un poco ridondante, che tende in parte ad arrovellarsi su se stesso. Questo per i fatti narrati, per l’età descritta, per lo stile narrativo volutamente scelto che è sempre elegante e ben strutturato ma che in questo caso finisce con l’essere anche ripetitivo tanto da rallentare la lettura e renderla a tratti più difficoltosa soprattutto nel ritmo che perde di intensità.
Nel complesso resta un buon titolo, uno scritto che approfondisce tematiche care alla romanziera, uno scritto che tocca corde intime e che non teme di mettersi a nudo. Perché alla fine ciascuno è un mistero, un mistero di se stesso, per se stesso e per il mondo di fuori. (qlibri)

Trama (senza spoilerare)

Da sito della casa editrice Einaudi

«Vorrei dire alcune cose sul mio primo marito, William», esordisce una Lucy Barton oggi sessantaquattrenne aprendo questo capitolo della sua storia, e nell'immediatezza del suo proposito s’intuisce il lavorio di riflessioni a lungo maturate. Sono passati decenni da quando Lucy, convalescente in un letto di ospedale, aspettava la visita delle sue bambine per mano al loro papà; decenni da che, con pochi vestiti in un sacco dell’immondizia, lasciava quel marito tante volte infedele e si trasferiva in una nuova identità. Oggi Lucy è un’autrice di successo, benché ancora si senta invisibile, con le figlie ormai adulte ha un rapporto vitale e premuroso, e da un anno piange la scomparsa del suo adorato secondo marito, David, un violoncellista della New York Philharmonic Orchestra, nato povero come lei. William di anni ne ha settantuno, è sposato con la sua terza moglie, Estelle, di ventidue anni più giovane, e la sua carriera di scienziato sembra agli sgoccioli. Tanta vita si è accumulata su quella che lui e Lucy avevano condiviso. Perché dunque William? Perché tornare a quell'uomo alto e soffuso d’autorità, con una faccia «sigillata in una simpatia impenetrabile» e un cognome tedesco ereditato dal padre prigioniero di guerra nel Maine? Corrente carsica che scorre silente per emergere in imprevedibili fiotti di senso e sentimento, questo matrimonio è ricostruito per ricordi apparentemente casuali – una vacanza di imbarazzi alle Cayman, una festa tra amici non riuscita, un viaggio di risate in macchina, un amaro caffè mattutino – ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un’imperitura, ineludibile intimità. Così è William il primo che Lucy chiama quando viene a sapere della malattia di David; ed è a Lucy che William chiede di accompagnarlo in un viaggio nel Maine alla spaventosa scoperta delle proprie origini e di verità mai conosciute. «Oh William», torna a ripetere Lucy, e in quell'interiezione c’è un misto eloquente di esasperazione per le sue mancanze e tenerezza per le sue illusioni. Un sentimento caldo che si allarga in un abbraccio universale: «Ma quando penso Oh William!, non voglio dire anche Oh Lucy!? Non voglio dire Oh Tutti Quanti, Oh Ciascun Individuo di questo vasto mondo, visto che non ne conosciamo nessuno, a partire da noi stessi?»

Giudizio personale

Riconosco che la scrittura della Strout è illuminata da una cifra stilistica notevole e da un'eleganza pregevole. Le sue storie sono racconti di persone, di storie, di vissuti, di ricordi. Solo per questo i suoi libri meritano di essere letti. Detto questo, devo aggiungere che a me il libro non è piaciuto in modo particolare, perché mi sono perso tra il fili di una trama tenue e sono rimasto impigliato nella ragnatela di ricordi, di presente e di passato.


Stile
8/10
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Piacevolezza lettura
7/10
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Rappresentazione personaggi
7/10
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Trama
6/10
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Giudizio complessivo
7/10
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Consiglio di lettura: sì, per i motivi detti sopra.