martedì 29 dicembre 2020

Kiran Millwood Hargrave - VARDØ. DOPO LA TEMPESTA

 




AutoreKiran Millwood Hargrave

TitoloVardø. Dopo la tempesta

Titolo originale: The Mercies

Genereromanzo storico

Editore: Neri Pozza Editore

CollanaI Narratori delle Tavole

Data di uscita: 28 gennaio 2020
Pagine336

Prezzo ediz. cartacea € 18,00

E book Kindle: 9,99 €

Ambientazione: Isola di Vardø, nell'estremo nord della Norvegia e Bergen.

Dal sito della casa editrice Neri Pozza:

"Kiran Millwood Hargrave è una pluripremiata poetessa, drammaturga e romanziera britannica. I suoi libri per l’infanzia hanno vinto numerosi premi nazionali. Vardø. Dopo la tempesta è il suo primo romanzo storico."



Recensioni

Un romanzo avvincente, basato sulla storia vera di una caccia alle streghe. Straordinario e agghiacciante. (Madeline Miller)

Kiran Millwood Hargrave illumina uno dei capitoli più oscuri della nostra storia. Con Vardø. Dopo la tempesta ci conduce in un luogo dove il cuore delle donne ruggisce più forte del mare in tempesta. (Samantha Shannon)

Un formidabile romanzo storico… che ci mostra la paura patriarcale nei confronti della forza e della ragione delle donne. (Guardian)

La britannica Hargrave si immerge nei pensieri e nei sentimenti di queste donne, inclusa Ursa, la moglie di Absalom Cornet, il cacciatore di streghe, un uomo che vede il Maligno ovunque (tranne che in sé), e ci trascina in un epilogo di angoscia e violenza sempre più ineluttabile, il destino dei deboli, degli schiacciati dalla Storia, degli impotenti di fronte all'abuso del potere, nonostante ogni tentativo, commovente, di indipendenza e di ribellione. (Eleonora Barbieri, il Giornale)

Trama (non viene mai svelato il finale)

Era la vigilia di Natale, il 24 dicembre 1617 quando, poco lontano dalla costa dell’isola di Vardø, all’estrema punta nordorientale della Norvegia, una burrasca si levò così improvvisa che i testimoni riferirono che sembrava scaturita dal nulla. Nel giro di pochi minuti quaranta uomini annegarono. In quel luogo remoto e già scarsamente popolato, si trattò di una vera catastrofe.
E un dolore profondo pervase la vita di Maren, che in un attimo vide morire il padre, il fratello Erik sposato con la lappone Diinna e Dag Bjørnsson, il suo fidanzato, che stava facendo una casa per loro, l’avrebbe finita prima dell’inverno e si sarebbero sposati.
Dopo una tempesta di neve durata tre giorni, le donne si riunirono nella kirke e Maren si rese conto delle dimensioni della catastrofe: quasi tutti i loro uomini erano morti. Alla disperazione si aggiunse la necessità di sopravvivere per le donne rimaste sull'isola. Una di loro soprattutto, Kirsten Sørensdatter, una donna coraggiosa, forte e testarda capì che dovevano iniziare a cavarsela da sole. Molte erano le cose da fare: la legna da tagliare, i campi da coltivare e la pesca. Già, le donne non erano mai uscite a pesca e la cosa suscitò parecchio scandalo. Tra le donne cominciarono però ad affiorare, più o meno latenti, forme di lotta di potere. 
Nel mentre il re Cristiano di Norvegia promulgò una serie di leggi sempre più severe contro i lapponi, che rifiutavano di obbedire alle riforme religiose del re. Per questa popolazione indigena del Finnmark parlare agli spiriti e intessere i venti erano pratiche comuni. Tutto ciò sfociò infine in persecuzioni e massacri sanciti dallo Stato. Anche Vardø fu coinvolta, giunse un Lensmann, Hans Køning e un sovrintendente scozzese, Absalom Cornet che a Bergen, prima di partire per Vardø, aveva sposato Ursa, la quale progressivamente scoprì la crudeltà del marito che le avevano fatto sposare.
Mentre iniziarono le accuse di stregoneria verso alcune donne dell’isola, che avrebbero evocato quella burrasca allo scopo di ottenere la proprietà e il dominio sulle terre dei loro mariti, si susseguirono gli arresti, le confessioni estorte con la tortura, ordalie e processi.
Nel quadro di un paesaggio e di un clima difficili da affrontare, tra le brutalità umane altrettanto difficili da sopportare, ci sarà il tempo per la nascita di un tenero e nascosto amore tra Maren e Ursa.


Giudizio personale

Siamo di fronte ad un romanzo forte e terribile che si ispira ai processi alle streghe di Vardø del 1620. È una storia di donne che cercano di sopravvivere alle avversità della natura, ai tentativi di sottometterle, alle accuse di stregoneria e alle atrocità compiute nel nome della religione.
Il romanzo, pur descrivendo cupe vicende, ha suscitato in me forti emozioni, con il suo riuscito miscuglio di dolore, malinconia, tragedia e poesia.
Lo stile di scrittura riflette in modo efficace l'asprezza dei luoghi e delle situazioni, non ci sono accentuazioni nemmeno nella storia d'amore tra Ursa e Maren, che è quasi solo abbozzata. Anche i personaggi individuali sono delineati in modo sommario, ma il quadro collettivo che ne risulta è invece chiaro ed essenziale.

Stile
8/10
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Piacevolezza lettura
8/10
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Rappresentazione personaggi
7/10
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Trama
8/10
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Giudizio complessivo
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜









Consiglio di lettura: sì.

venerdì 18 dicembre 2020

Melania G. Mazzucco - L'ARCHITETTRICE

 






AutoreMelania Gaia Mazzucco

Titolo: L'architettrice

Genere: Fiction storica, Narrativa biografica

Editore: Einaudi

Collana: Supercoralli

Data di uscita26 novembre 2019

Pagine: 568

Prezzo ediz. cartacea€ 22,00

E book Kindle:  € 10,99

Ambientazione: Roma


Dal sito della casa editrice Einaudi:

"Melania G. Mazzucco è autrice di Il bacio della Medusa (1996), La camera di Baltus (1998), Lei cosí amata (2000, Super ET 2012), sulla scrittrice Annemarie Schwarzenbach, Vita (2003, Premio Strega, Super ET 2014), Un giorno perfetto (2005, Super ET 2017), da cui Ferzan Ozpetek trae l'omonimo film. Al pittore veneziano Tintoretto dedica il romanzo La lunga attesa dell'angelo (2008, Premio Bagutta), la monumentale biografia Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (2009, Premio Comisso) e il docufilm Tintoretto. Un ribelle a Venezia (2019), da lei ideato e scritto per Sky Arte, distribuito in tutto il mondo. Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio - Tobino come Autore dell'Anno. Per Einaudi ha inoltre pubblicato: Limbo (2012, Premio Bottari Lattes Grinzane, Premio Elsa Morante, Premio Giacomo Matteotti); Il bassotto e la Regina (2012, Premio Frignano Ragazzi 2013); Sei come sei (2013); Il museo del mondo (2014), in cui racconta 52 capolavori dell'arte; Io sono con te (2016, Libro dell'anno di Fahrenheit, Radio 3) e L'architettrice (2019). Ha scritto per il cinema, il teatro e la radio e collabora con «la Repubblica». I suoi romanzi sono tradotti in 27 Paesi."








Recensioni

Nel sistema cosmologico di Melania Mazzucco la famiglia — la sua famiglia, ma anche quella dei suoi protagonisti — conta molto. Dico questo in esordio perché anche la storia della protagonista di questo immenso romanzo L’architettrice, Plautilla Bricci, o Briccia, (1616-1705, fino a poco tempo fa pressoché ignorata, e ora studiatissima), s’intreccia fin dall’inizio con quella dei suoi famigliari, il padre Giovanni, sua madre Chiara, la sorella e i fratelli, gli uomini amati e quelli che avrebbe voluto amare, e le innumerevoli figure che popolano la dimensione storica e sociale del suo tempo […] Straordinaria è, da parte di Mazzucco, la ricostruzione di questo ambiente vivo e debordante, sollecitante e corrotto, sensuale e bacchettone, ilare e triste da morire, che è la Roma del pieno Seicento. (Alberto Asor Rosa, la Repubblica)

Melania Mazzucco ci offre un meraviglioso viaggio a Roma mentre ci offre il cammino di una donna libera: dentro questo libro c'è tutto. (Annalena Benini, Il Foglio)

La scrittura della Mazzucco scivola come il velluto e ci svela la vita di questa pioniera vissuta nella Roma del Seicento che ebbe la fortuna di avere un padre originale che favorì il suo talento artistico.(Serena Dandini, Io Donna – Corriere della Sera)

Trama (non viene mai svelato il finale)

Siamo nel 1600, un secolo di guerre, pestilenze e di … misoginia, ma anche un secolo che vede operare a Roma artisti come Pietro da Cortona, Bernini, Salvator Rosa, Borromini. 
Il romanzo consiste nel racconto dei ricordi di Plautilla Briccia, figlia di Giovanni, che tutti chiamavano il Briccio, un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un’epoca in cui era necessario avere un padrone. Briccio le racconta tante cose, ma soprattutto insegna a Plautilla che esiste anche ciò che è al di là del nostro orizzonte. Briccio divenne il suo maestro. E lei una pittrice. Due opere di Plautilla Briccia sono oggi visibili al pubblico a Roma: la Madonna con Bambino sull’altar maggiore della chiesa degli Artisti (Santa Maria di Montesanto) e la cappella di san Luigi nella chiesa di San Luigi dei Francesi. 
La pittura era però per lei l’ennesima variazione su un tema che non consentiva invenzioni né esperimenti. Diventare architetto, invece… Trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Una donna non l’aveva mai fatto. Non esisteva nemmeno una parola per definirla, architettrice, forse. L’incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Elpidio Benedetti aveva intenzione di regalarsi un palazzetto degno di un abate e chi ha progettato e sovrinteso alla costruzione è stata proprio lei, Plautilla. 
Nessuno sa di lei. Il suo nome giace tre palmi dentro la terra vergine, confitto nel cuore del colle che chiamano Monte Giano, durante la cerimonia della posa della prima pietra di quella che sarebbe diventata Villa Benedetta, una costruzione stranissima, dissimile da ogni altra. Alta e stretta, costruita su una specie di scogliera. Aveva la forma di una nave. Anzi, di un vascello. La chiamavano proprio così: il Vascello. 
Nel libro sono contenuti degli intermezzi che ci riportano all'estate del 1849, è il racconto fatto attraverso gli occhi di Leone Paladini, volontario nella compagnia Medici, dell’attacco francese alla Repubblica Romana. I francesi – che tutti credevano difensori della rivoluzione, di ogni rivoluzione – hanno attaccato a tradimento alle due di notte, prima della scadenza dell’ultimatum sparando sugli italiani che avevano scacciato il papa e instaurato una repubblica democratica. L’ordine di Garibaldi è di tenere il Vascello – costi quel che costi. È l’unico edificio fuori dalle mura di Roma rimasto nelle mani dei difensori, l’ultimo baluardo della Repubblica. Con la sconfitta della Repubblica Romana cade anche il Vascello. È rimasta solo quella parete tutta buchi, angosciante, e il basamento, che sembra uno scoglio liquefatto.

Giudizio personale

Si tratta di un romanzo storico che presenta una figura femminile che ha affrontato le difficoltà del 17° secolo, quasi un simbolo precursore dell'emancipazione femminile. Non conoscevo l'artista di cui si parla ed il libro invoglia a conoscere meglio la sua vicenda personale, familiare e artistica. Si tratta della vita di Plautilla Briccia, prima donna architetto della storia, nella Roma del Seicento.
La scrittrice ha trascorso più di un decennio di ricerca per realizzare questo romanzo, in cui tutti i personaggi, anche quelli minori, sono realmente esistiti.
Il racconto si svolge seguendo due percorsi temporali, quello principale che descrive la vita e le opere di Plautilla nel 1600 (con la presenza di un apparato iconografico che accompagna la descrizione delle opere) e quello, denominato intermezzi dal'autrice, che racconta gli eventi dell’estate della Repubblica romana del 1849,
Personalmente sono stato catturato maggiormente dagli intermezzi, dove il ritmo narrativo è più vivace ed avvincente. Il percorso principale, invece, è piuttosto lento, ricco di riferimenti storici ed artistici, e secondo me corre il rischio di appesantire la lettura.

Stile
7/10
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Piacevolezza lettura
7/10
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Rappresentazione personaggi
7/10
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Trama
6/10
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Giudizio complessivo
7/10
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Consiglio di letturasì, se vi sentite di affrontare un libro denso, impegnativo in cui la Storia ha la meglio sulla trama romanzata.

sabato 12 dicembre 2020

Gustavo Vitali - IL SIGNORE DI NOTTE (comunicato stampa)

 Comunicato stampa

 

Venezia, 16 aprile 1605.

Viene rinvenuto nella sua modesta dimora il cadavere di un nobile caduto in miseria, primo delitto di un giallo fitto fitto che ha come sfondo la Venezia alle soglie del Barocco.

Sul luogo si precipita il protagonista del racconto, Francesco Barbarigo. Come “Il Signore di Notte”, dà il titolo al racconto e richiama espressamente la magistratura incaricata dell’ordine pubblico, sei giudici e insieme capi della polizia. Si tratta di una persona realmente vissuta ai tempi così come i principali personaggi della storia che, al contrario, è di pura invenzione. Questo particolare ha comportato un copioso lavoro di ricerca come documentato nella bibliografia del libro.

È solo il primo dei delitti che affiorano in una trama intensa ed intrigante. Sono coinvolte le figure più varie, da quelle di primo piano, a quelle defilate nei contorni. L’autore apre così un’ampia carrellata su aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, usurai, bari, prostitute e altri. Nella vicenda tutti recitano i rispettivi ruoli e la contestualizzano in quella società veneziana che si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino. Compaiono anche personaggi sgradevoli, come i “bravi”, perché il tempo del declino è anche il loro, accomunati agli sgherri da una violenza sordida e sopraffattrice.

Sempre nell’ottica di addentrare il libro nella sua epoca, ecco l’aggiunta di brevi divagazioni su curiosità, usi e costumi, aneddoti, fatti e fatterelli. Costituiscono un bagaglio di informazioni sulla storia della Serenissima, senza interrompere la narrazione e senza che gli attori si defilino da questa.

Un discorso a parte merita la figura del protagonista. Se qualcuno spera nello stereotipo dell’eroe positivo, resterà deluso. Il Barbarigo è un uomo contorto che affronta le indagini con una superficialità pari solo alla sua spocchia. Vorrebbe passare come chi sa il fatto suo, spargere sicurezza, ma nel suo intimo covano ansie e antichi dolori. Non sa come cavarsi dagli impicci, cambia idea e umore da un momento all’altro, insegue ipotesi stravaganti e indaga su persone del tutto estranee al delitto. Il linguaggio è spiccio, crudo, spesso beffardo e dissacratorio, mette in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società del tempo.

Sull’onda dell’improvvisazione e di una acclarata incapacità non si fa mancare nulla, nemmeno una relazione disinvolta, o quella che lui vorrebbe tale, con una dama tanto bella, quanto indecifrabile. Non capisce nulla neppure di questo strambo amore che gli causa presto nuovi turbamenti.

Cosicché nelle indagini, come pure nel letto, finisce con il collezionare una serie di disfatte clamorose fino a quando in suo aiuto accorre un capitano delle guardie che ha tutta l’esperienza e l’astuzia che mancano al magistrato. Tuttavia i due dovranno faticare ancora un bel pezzo per scrivere la parola fine a tutto il giallo che nel frattempo si è infittito di colpi di scena, agguati e delitti, compresi quelli che riemergono dal passato. Il finale sarà inaspettato e sorprendente.

 

Per ulteriori informazioni sul libro giallo “Il Signore di Notte” contattare l’autore

Gustavo Vitali - 335 5852431 - skype: gustavo.vitali – gustavo (AT) gustavovitali.it

sito ufficiale – pagina facebook - immagini di libero utilizzo

 

Il Signore di Notte: presentazioni sospese e recensioni del libro

venerdì 11 dicembre 2020

Wilbur Smith, Tom Cain - LA NOTTE DEL PREDATORE

 




Autore: Wilbur Smith, Tom Cain

Titolo: La notte del predatore

Titolo originale: Predator

Genere: Suspense, Thriller, Avventura

Editore: Longanesi

CollanaLA GAJA SCIENZA

Data di uscita:  ottobre 2016

Pagine496

Prezzo ediz. cartacea: cartonato 19,90 €

E book Kindle: 3,99 €

AmbientazioneAfrica (Angola)


Dal sito della casa editrice Longanesi

"Wilbur Smith è l’autore contemporaneo più venduto in italia, con oltre 26 milioni di copie. I suoi romanzi nascono da una profonda conoscenza personale del continente africano e di molti altri luoghi dove l’autore è vissuto. È nato nel 1933 nella Rhodesia del Nord (l’attuale Zambia), ma è cresciuto e ha studiato in Sudafrica. Si è dedicato a tempo pieno alla narrativa dal 1964. Dopo i primi romanzi, usciti senza particolare successo presso altri editori italiani, nel 1980 la casa editrice Longanesi pubblica Come il mare, affermando Smith presso una vasta comunità di lettori. Sarà il primo di 39 best seller avvincenti che spaziano dall’Asia all’Africa alle Americhe e dall’antico Egitto ai giorni nostri, oggi veri e propri classici del genere. Tra i suoi romanzi più letti ed evocativi: Il dio del fiume, Il settimo papiro, La legge del deserto, Come il mare, Il dio del deserto, Il leone d’oro e L’ultimo faraone.
I romanzi nel catalogo Longanesi:
Ciclo dei Courteney."

David Thomas (nato a Mosca ma di nazionalità inglese), conosciuto con lo pseudonimo di Tom Cain, è un giornalista che lavora da più di venticinque anni per i quotidiani e i periodici inglesi e americani più importanti. Nel corso della sua carriera ha intervistato centinaia di eminenti personalità del mondo della politica, dell’economia, dello sport e dello spettacolo. Ha indagato sugli scandali finanziari di Wall Street, sui misteri di Hollywood e sulla corruzione sportiva in Inghilterra. È autore di dodici saggi, tradotti in venti lingue, di varie sceneggiature, del romanzo Il giorno dell’incidente (Nord, 2008, disponibile anche in Tea), oltre che di una serie a sfondo storico.




Recensioni

Hector Cross era politicamente scorretto prima ancora che Donald Trump diventasse presidente. Ex Sas, maschio alfa,un mondo tagliato con l’accetta tra bianco e nero, non esita ad uccidere chi gli ammazza la donna che ama. Occhio per occhio. Tanto da far pensare che il vero politically incorrect sia il suo creatore, Wilbur Smith. (Fabio Pozzo, La Stampa, Tuttolibri)

Trovarsi a leggere determinati autori genera sempre una sorta di attesa e di influenza positiva, soprattutto quando parliamo di grandi penne come Wilbur Smith. Tuttavia, durante la lettura de "La notte del predatore", andando avanti tra le pagine si fa gradualmente spazio l'idea di avere a che fare con un thriller spaventosamente convenzionale, che è abbastanza carente in molti aspetti in cui il suo autore aveva saputo distinguersi nelle sue precedenti fatiche. (Qlibri)

Trama

Terzo e ultimo atto che conclude la cosiddetta trilogia di Hector Cross dopo La legge del deserto del 2011 e Vendetta di sangue del 2013.
Hector Cross non sa darsi pace dopo che la sua amatissima moglie, Hazel Bannock, è stata crudelmente uccisa. Dei due colpevoli è rimasto in vita solo Johnny Congo, un assassino squilibrato e violento, colpevole dell’inferno in cui è caduto l’ex maggiore dei SAS. Il criminale è rinchiuso nel braccio della morte di un carcere degli Stati Uniti, in attesa della sua esecuzione, e vuole evadere come ha già fatto altre volte. 
Jonny Congo riesce a mettere in atto la sua fuga e si mette in combutta con Mateus Da Cunha. L'intento è quello di provocare una rivolta del Cabinda per staccarlo dall'Angola e fruire delle sue enormi ricchezze petrolifere. Un mezzo è quello di colpire la piattaforma petrolifera della Bannock al largo della costa cabindana. Hector Cross, nel suo ruolo di responsabile della sicurezza della multinazionale, comprende il piano e tenterà di fermarlo. La missione costringerà Hector a fare i conti con i propri limiti, e con l’intenzione di non fermarsi finché non avrà catturato la sua preda. Intanto le azioni della Bannock crollano, ma Hector riuscirà a dimostrare al mondo l'esistenza del complotto per colpire militarmente e finanziariamente la società…

Giudizio personale

Lettura scorrevole e poco impegnativa, definiamolo un romanzo adatto ad essere letto sotto l'ombrellone. C'è l'azione, l'avventura e i colpi di scena, la prima parte è più lenta, la seconda guadagna ritmo. I personaggi sono banali e delineati in modo stereotipato, non è un capolavoro e nemmeno uno dei libri migliori di Smith. 



Stile
6/10
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Piacevolezza lettura
7/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜
Rappresentazione personaggi
5/10
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Trama
6/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜
Giudizio complessivo
6/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜







Consiglio di lettura: potete evitarlo, a meno che non siate fanatici di Smith o non vogliate interrompere la lettura della trilogia.

mercoledì 2 dicembre 2020

Walter Veltroni - ASSASSINIO A VILLA BORGHESE

 



AutoreWalter Veltroni

Titolo: Assassinio a Villa Borghese

Genere: Mystery, Giallo

Editore: Marsilio

Collana: Lucciole

Data di uscita2019

Pagine:208

Prezzo ediz. cartacea€ 14,00

E book Kindle:  € 3,99

Ambientazione: Roma


Dal sito della casa editrice Marsilio:

"Walter Veltroni è nato a Roma il 3 luglio 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Oltre al primo capitolo delle indagini del commissario Buonvino, Assassinio a Villa Borghese, pubblicato sempre da Marsilio nel 2019, ha scritto vari romanzi, tra i quali La scoperta dell’alba (2006), Noi (2009), L’isola e le rose (2012), Ciao (2015), Quando (2017), tutti editi da Rizzoli. Ha realizzato diversi documentari tra i quali Quando c’era Berlinguer (2014), I bambini sanno (2015), Indizi di felicità (2017), Tutto davanti a questi occhi (2018) e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano (2016). Nel 2019 è uscito il suo primo film, C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.






Recensioni

Una stroncatura di quelle così sonore che il rimbombo ha fatto il giro del web. “L’unico assassinio è quello della letteratura e il colpevole non è il maggiordomo: è Veltroni“. Parole di Michela Murgia che durante la trasmissione Tg Zero di Radio Capital ha fatto una recensione del libro di Walter Veltroni, Assassinio a Villa Borghese: “Walter, ti prego, fai altro nella vita. Non è assassinio a Villa Borghese, è assassinio della letteratura e il colpevole sei tu, non è il maggiordomo. Torna a fare politica. Eri meglio sindaco che come scrittore”, ha commentato la scrittrice dopo aver letto dieci righe dal romanzo. (Il Fatto Quotidiano)

Assassinio a Villa Borghese è ...il primo giallo di Walter Veltroni. L'errore principale è però leggerlo con il retropensiero del veltronismo, come sinora hanno fatto quasi tutti. Da un lato gli eccessivi peana della stampa amica, dall'altro le stroncature di chi lo detesta. In realtà, se riuscite a coprire il nome dell'autore in copertina, vi immergerete in una trama solida con personaggi riusciti e un sorprendente colpo di scena finale. (Fabrizio D'Esposito, Il Fatto Quotidiano)

In "Assassinio a Villa Borghese" Walter Veltroni profana i luoghi a lui più cari con una serie di efferati delitti e trasforma il poliziesco nel canto di una città nonostante tutto ancora incantata. (Michele Serra, La Repubblica)

Trama (non viene mai svelato il finale)

Giovanni Buonvino vive solo perché, dopo sei anni insieme, la sua Lavinia l'aveva mollato. Il suo interlocutore immaginario è un poster di Nik Novecento, affisso al muro dell'ingresso di casa. Giovanni, da quindici anni fermo allo stesso livello di qualifica, finalmente ottiene una promozione: sarà il capo del nuovo commissariato di Villa Borghese, diventerà commissario in un luogo della capitale dove raramente accade qualcosa. Per di più la sua squadra sarà un po' particolare, tra i "magnifici sette" (come sono chiamati) uno normale, a vista, non c'è.
Accade però che nel luogo più tranquillo di Roma iniziano ad accadere drammatici ritrovamenti. Un bambino di circa tre anni squartato in sei pezzi con un messaggio lasciato nella Cappella di Piazza di Siena che fa riferimento alla data del 18 maggio 1781 ed alla morte avvenuta in quel giorno di Tupac Amaru II. Viene poi ritrovata la testa mozzata di un adulto trentenne incartata in giornali tutti del 18 maggio con un messaggio che si fa beffe degli inquirenti, dicendo che non devono seguire la pista dei Tupamaros ma quella di Pugačëv, rivoluzionario russo che guidò una rivolta contro l'imperatrice Caterina II, fu catturato, decapitato e squartato. Buonvino avrà il suo bel daffare per cercare di risolvere il caso ...

Giudizio personale

Accolgo il punto di vista espresso da Fabrizio D'Esposito e riportato sopra tra le recensioni, cerco quindi di giudicare il libro fingendo di ignorare chi l'ha scritto.
E' un libro breve, senza eccessive pretese, non un capolavoro del genere, ma nemmeno spazzatura illeggibile. Si tratta di un giallo all'italiana ambientato in modo magistrale a Villa Borghese con un protagonista bonario e sfigato. Gli altri personaggi a mio avviso sono troppo caricaturali, eccessivi nei loro lati positivi o negativi. Il romanzo è ricco di citazioni che vanno dal cinema alla musica, dalla storia allo sport. Un difetto che ho riscontrato è la strutturazione del racconto, come un fiume che a un certo punto si ramifica e molti rami si perdono nel nulla.

Stile
6/10
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Piacevolezza lettura
7/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜
Rappresentazione personaggi
5/10
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Trama
6/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜
Giudizio complessivo
6/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜










Consiglio di lettura: sì, se amate i gialli, non avete molto tempo da dedicare alla lettura e non pretendete il capolavoro.

martedì 1 dicembre 2020

Donato Carrisi - LA CASA DELLE VOCI

 




Autore: Donato Carrisi

Titolo: La casa delle voci

Genere: Narrativa, Suspense, Thriller

Editore: Longanesi

CollanaLA GAJA SCIENZA

Data di uscita2 dicembre 2019

Pagine400

Prezzo ediz. cartacea: cartonato 22,00 €

E book Kindle: 9,99 €

AmbientazioneFirenze, anni 2010


Dal sito della casa editrice Longanesi:

"Donato Carrisi è nato nel 1973 a Martina Franca e vive a Roma. Dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. È regista oltre che sceneggiatore di serie televisive e per il cinema. È una firma del Corriere della Sera ed è l’autore dei romanzi bestseller internazionali (tutti pubblicati da Longanesi) Il suggeritore, Il tribunale delle anime, La donna dei fiori di carta, L’ipotesi del male, Il cacciatore del buio, Il maestro delle ombre, L’uomo del labirinto, La ragazza nella nebbia, dal quale ha tratto il film omonimo con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior regista esordiente, Il gioco del suggeritore. In uscita nell’autunno 2019 il film diretto da Donato Carrisi e tratto da L’uomo del labirinto."


Recensioni

Carrisi ridefinisce qui lo statuto del thriller psicologico: porta il male e la paura un gradino più in là, fa un passo dentro il buio profondo dell'animo umano. (Severino Colombo, Corriere della Sera)

Lo scrittore, regista e sceneggiatore, mostra nel nuovo romanzo la partita che all'interno di ogni famiglia giocano le categorie di verità e finzione, realtà e illusione. Specialmente in quell'epoca della vita, l'infanzia, in cui i genitori sono la misura di ogni cosa. (Ansa.it)

L'ultimo romanzo di Donato Carrisi, "La casa delle voci", appena pubblicato da Longanesi, è un thriller psicologico costruito con abilità, che attinge ai classici del genere e cattura il lettore come una calamita. (Riccardo De Palo, Il Messaggero)


Trama (non viene mai svelato il finale)

“Per un bambino la famiglia è il posto più sicuro della terra, oppure il più pericoloso: ogni psicologo infantile lo sa.” 

Lo sa bene Pietro Gerber, psicologo infantile specializzato in ipnosi, l’addormentatore di bambini per insegnare loro a mettere ordine nella fragile memoria e distinguere il vero dal falso. 

Un giorno però, Pietro viene contattato da una collega australiana, la dottoressa Walker, che gli sottopone il caso di una donna di nome Hanna Hall, la quale durante una seduta di ipnosi le aveva raccontato di aver ucciso il fratello Ado quando aveva meno di dieci anni. Ora Ado è sepolto in un luogo imprecisato nella campagna toscana, Hanna poi era stata adottata ed attualmente viveva ad Adelaide, in Australia, ma stava ritornando in Toscana. 

Hanna aveva raccontato alla dottoressa Walker che solo mamma e papà conoscevano il suo vero nome; con la sua famiglia si spostavano in continuazione nella campagna toscana portando con sé una piccola cassa di legno e ogni volta che arrivavano in un posto diverso, cambiavano i loro nomi e ogni nuova casa abbandonata diventava per lei la casa delle voci. Hanna doveva rispettare cinque regole che avrebbero dovuto proteggerla dagli estranei che prendevano le persone, le portavano via dai loro cari e non tornavano mai più indietro. Una notte però gli estranei avevano attaccato il casale disperso nella campagna dove si erano rifugiati. Secondo la procedura che avevano concordato in precedenza, avrebbero dovuto bruciare la casa e rifugiarsi di sotto, nello scantinato. Qualcosa era però andato storto, papà non era con loro e la mamma le aveva detto che c’era ancora un modo per andarsene, bere l’acqua della dimenticanza. 

Pietro incontra Hanna, all’inizio convinto di essere un semplice spettatore, invece scopre di avere un ruolo ben preciso nella storia che gli viene raccontata. Ognuno ha i suoi segreti e Pietro ne ha uno in particolare che condivideva con il signor B, suo padre…

Giudizio personale

Libro avvincente che cattura l'attenzione del lettore, tra suspense e momenti di brivido, nonostante il tema centrale della complessità della mente umana. Il finale è forse un po' affrettato, può comunque sorprendere il lettore. Lo stile di scrittura è sempre quello di Carrisi, lineare e coinvolgente.

Stile
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜
Piacevolezza lettura
8/10
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Rappresentazione personaggi
8/10
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Trama
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜
Giudizio complessivo
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜










Consiglio di lettura: sì