Autore: Mirko Zilahy Titolo: Genere: Thriller, suspense Editore: Longanesi Collana: Maestri del thriller Data di uscita: 6 maggio 2021 Pagine: 384 | |
Dal sito della casa editrice Longanesi: "Mirko Zilahy, nato a Roma nel 1974, ha conseguito un Phd presso il Trinity College di Dublino, dove ha insegnato Lingua e letteratura italiana. Collabora con il Corriere della Sera ed è stato editor per minimum fax, nonché traduttore letterario dall'inglese (ha tradotto, tra gli altri, il premio Pulitzer 2014 Il cardellino di Donna Tartt e il celebre bestseller Mystic River di Dennis Lehane). È così che si uccide, il romanzo con cui ha esordito nel 2016 facendo conoscere ai lettori il personaggio di Enrico Mancini, è stato un grande successo di pubblico e critica. Sono seguiti La forma del buio (2017) e Così crudele è la fine (2018) tutti editi da Longanesi. I suoi account social sono: Twitter – Facebook – Instagram" |
Questo Autore appartiene alla categoria di quelli che vanno letti, a prescindere dal genere, per ritrovarsi letteralmente invasi da un talento narrativo, descrittivo, immaginifico e visionario impareggiabile, rispettosamente ispirato dai classici, menzionerei Viaggio al centro della terra di Verne, Cuore di tenebra di Conrad, Il Signore delle mosche di Golding e ancora il Dracula di Stoker e le raffinatezze inquietanti di Stephen King, potentemente in grado di estrarne le suggestioni più intrinseche e rielaborarle totalmente in una storia senza eguali, quel libro impossibile che Mirko Zilahy diceva di voler provare a scrivere. (Sabrina De Bastiani, thrillernord.it)
Se ascolti con la sonda le viscere della terra una voce ti tormenterà.
Un geologo star trova il modo di prevenire terremoti. Ma dall'abisso affiora un mistero d’infanzia sepolto. (Ilaria Tuti, Tuttolibri, La Stampa)
Una emozione che difficilmente si riscontra in altri libri di genere e che segna un punto decisivo per un romanzo considerato in prima persona dall’autore una vera sfida. Sfida brillantemente vinta con talento e creatività.
E allora fatevi stupire da “L’uomo del bosco” e lasciatevi andare a una lettura che vi emozionerà nella stessa misura in cui vi intrigherà, perché è questo che deve fare l’Arte con la A maiuscola. (Antonia Del Sambro, contornidinoir.it)
Trama (non viene mai svelato il finale)
Ai principi degli anni Settanta, una squadra di tecnici di una grossa compagnia siderurgica, scoprì un’enorme vena di titanio nelle antiche profondità della Terra. Nasceva così la piccola cittadina di Titania, collegata da una galleria di sette chilometri al comune di Civita di Bagnoregio. Quando però il minerale si esaurì, Titania si scoprì senza passato né futuro. Pochi in Italia avevano sentito parlare di questa località fino ai terribili eventi del 1990 e alle bizzarre figure che iniziarono a popolare i boschi circostanti, corpi di legno.
Nel febbraio 1990, sei ragazzi, i cui papà erano stati trasferiti da Civita alla miniera del Sambre in Belgio, dopo aver trascorso la sera a raccontarsi storie, mangiare patatine e cantare a squarciagola nel relitto di una Renault Espace nel fitto di un bosco, scorsero qualcosa tra le fronde e qualcosa si accorse di loro. Uno dei ragazzi, il piccolo Marco, scomparve e il suo corpo venne ritrovato giorni dopo. Della sua morte fu accusato il custode dell’impianto di Titania, Louis Caron, il padre di Naira, una dei sei ragazzi. Louis Caron si rifiutò di collaborare e rimase in silenzio per anni, lottando per sopravvivere nell'inferno di un istituto psichiatrico e nel carcere di Viterbo, fino ad arrendersi e a suicidarsi in carcere.
Nel 2020 la storia dei sei bambini nella città fantasma si intreccia in qualche modo alla Storia del popolo scomparso degli Etruschi. Infatti, sotto la rocca di Civita di Bagnoregio, “la città che muore” a causa dell’erosione, viene scoperta una piccola tomba etrusca perfettamente conservata, ma la mummia radiografata presenta delle anomalie importanti.
Il commissario Trivelli, convinto dell’innocenza di Caron, indaga e tra gli oggetti personali del detenuto scomparso ritrova una videocassetta con la scritta “Professor Glynn”.
Il professor John Glynn nel 2020 abita a Civita ed è divenuto ordinario della cattedra di geologia per un triennio nell’università di Viterbo. Egli annuncia al mondo la sperimentazione di un nuovo prototipo di sonda geofonica, SismoTime, che consentirà ai sismologi di tutto il pianeta di poter prevedere con un anticipo significativo le scosse telluriche e che viene testata nel triangolo tra Viterbo, il lago di Bolsena e il confine con l’Umbria, proprio la zona dove si sono avvertiti boati provenienti dal sottosuolo.
Il padre di John era il geologo Liam Glynn scomparso nell’esplosione del Sambre, che era stato per l’Unione Internazionale di Scienze Geologiche quello che Giordano Bruno era stato per la Chiesa di Roma. Liam aveva cercato di scavare i misteri della Terra e la Terra si era vendicata su di lui. John aveva impiegato tutta la vita per far capire che egli non era come suo padre e la sua attività scientifica stava lì a dimostrarlo. Anche se era il geologo più famoso del pianeta aveva però il terrore di scendere nel sottosuolo e questa fu la causa di un incidente che poteva costare la vita a suo figlio Jim.
Tutti questi eventi sono intrecciati tra di loro, ma la vera protagonista del libro è la voce della terra...
Giudizio personale
E' il primo libro che leggo di questo autore, non conosco le sue opere precedenti e devo dire che mi ha lasciato in bocca un sapore gustoso ma non ben definito.
Siamo di fronte ad un thriller che è stato costruito con abilità, attenzione e, immagino, fatica da parte dell'autore per far sì che tutti i pezzi del puzzle vadano al loro posto. Si parla di profondità della terra e di profondità dell'inconscio.
“Siamo ciò che ricordiamo, ma siamo soprattutto ciò che
abbiamo dimenticato”.
Lo stile dello scrittore è il punto di forza del libro: semplice e armonico, non banale.
Si tratta di un romanzo corposo, leggibile in modo piacevole ma non facile da apprezzare, perché la trama è composta da tanti filoni, tutti importanti. E' un po' come entrare in un museo bellissimo, ma con troppe stanze; si rischia di perdere l'orientamento e di non apprezzare nel modo dovuto le cose che ammiriamo.
Stile | 8/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜ |
Piacevolezza lettura | 7/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜ |
Rappresentazione personaggi | 7/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜ |
Trama | 6/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜⬜ |
Giudizio complessivo | 7/10 | ⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜⬜⬜ |
Consiglio di lettura: sì
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