giovedì 13 agosto 2020

Albert Camus - LA PESTE



AutoreAlbert Camus

TitoloLa Peste

Titolo originale: La Peste

GenereRomanzo, Narrativa psicologica, Letteratura dell'assurdo, Narrativa esistenzialista

Editore: Bompiani

Collana: Classici Contemporanei

Data di uscita: pubblicato la prima volta nel 1947, da Bompiani pubblicato in questa collana nel giugno 2017

Pagine336

Prezzo ediz. cartaceaBrossura con bandelle € 13,00

E book Kindle: 4,99 €

Ambientazione: Orano (Algeria)

Dal sito della casa editrice Bompiani:

"Albert Camus (1913-1960) nacque in Algeria, dove studiò e cominciò a lavorare come attore e giornalista. Affermatosi nel 1942 con il romanzo “Lo straniero” e con il saggio “Il mito di Sisifo”, raggiunse un vasto riconoscimento di pubblico con “La peste”. Nel 1957 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Di questo autore, oltre ai titoli già citati, Bompiani ha pubblicato “Caligola", “Il diritto e il rovescio”, “L'estate e altri saggi solari”, “L'uomo in rivolta”, “La morte felice”, “I demoni”, “L'esilio e il regno”, “Riflessioni sulla pena di morte”, “Tutto il teatro”, “La caduta”, “L’uomo in rivolta”, “Il primo uomo”, “Taccuini 1935-1959”, “Questa lotta vi riguarda. Corrispondenze per Combat 1944-1947”. Nei Classici Bompiani è disponibile il volume "Opere. Romanzi, racconti, saggi"."


Recensioni

L’incipit di una delle più famose e inquietanti opere della letteratura mondiale di tutti i tempi ci immerge nell’ordinarietà di un luogo che è Orano ma potrebbe tranquillamente essere Codogno o Wuhan o Daegu.
Considerata una metafora di quella spaventosa epidemia che negli anni quaranta dilagò in Europa con il nome di nazionalsocialismo, oggi richiama invece un’interpretazione fedelmente letteraria di ciò che descrive, in modo per noi assolutamente imprevedibile, considerando che quando fu scritta, benché già ammonisse sul possibile rinascere del pericolo, non lo ritenesse reale nel suo aspetto biologico-sanitario. (Teresa Simeone, repubblica.it/micromega-online)

La peste si può leggere come un libro allegorico: Camus inventa un’epidemia di peste negli anni Quaranta a Orano, in Algeria, per raccontare le reazioni dei suoi cittadini e quindi degli uomini di fronte al Male. Come pochi anni prima i francesi sotto l’occupazione nazista, gli abitanti di Orano di fronte alla peste mostrano le tante possibilità della natura umana. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Ma davvero c'è sempre bisogno di interpretare tutto simbolicamente? Kafka come visionario che anticipa il nazismo, come Sade e Nietzsche, cosa che è toccata anche a Albert Camus, basta rileggersi la nuova traduzione de La peste (Bompiani) di Yasmina Mélaouah e reinterpretare tutto alla lettera, come dovrebbe essere la letteratura. Insomma Camus è un realista estremo, non ha bisogno di stampelle simboliche.
Certo, la peste, a Orano, città senza vegetazione e senza anima, è un castigo divino, ma solo secondo le parole del prete Paneloux e di chi gli va dietro, metafisicamente. Tuttavia la voce narrante in terza persona è quella del dottor Bernard Rieux, un medico appunto, uno scienziato, la cui massima ambizione è non essere santo né eroe: «essere un uomo, questo mi interessa». E dunque, la peste come il nazismo, come metafora del male, della guerra? E perché non, allora, la peste come la peste? Se Camus avesse voluto parlare della guerra avrebbe scritto La guerra, non La peste. (Massimiliano Parente, il Giornale)

Trama (non viene mai svelato il finale)

Premetto che, tra le tante interpretazioni metaforiche assegnate a questo libro, io mi atterrò ad una sintesi letterale di quanto il libro racconta: ognuno potrà poi dare i significati che vuole a ciò che sta leggendo.
Allora, abbiamo un narratore, che poi si rileverà essere il dottor Bernard Rieux, che ha voluto raccontare i fatti come testimone obiettivo, perché per tutta la durata dell'epidemia ha lottato contro la peste e questo suo lavoro gli ha permesso di vedere i suoi concittadini, cogliere i loro sentimenti ed ha rafforzato il bisogno di lasciare un ricordo a favore dell'ingiustizia e della violenza che subirono i concittadini appestati. Descriverà quindi anche se stesso insieme ad una serie di altri personaggi, tra cui ricordo Grand, segretario comunale che si sta dedicando ad un romanzo, riscrivendo però sempre la prima frase in modi diversi. Abbiamo poi Tarrou che annota nel suo taccuino la cronaca dell'epidemia e che aiuterà Rieux nella lotta contro la peste, abbiamo Cottard che viene colto da raptus di follia, abbiamo Rambert, giornalista parigino che cerca in ogni modo di scappare dalla città per tornare dalla donna che ama e alcuni altri personaggi.

Il libro racconta un'epidemia che si è verificata a Orano, una prefettura francese della costa algerina, in un anno imprecisato, il 194... Durante la primavera un'ecatombe di sorci morti annunciò l'arrivo dell'epidemia di peste, accolta subito con incredulità perché non si riteneva possibile la sua ricomparsa. In pochi giorni i casi mortali si moltiplicarono e ne conseguì una serie di misure che, dopo aver attraversato il periodo del coronavirus, conosciamo bene anche noi: la chiusura della città, la separazione delle persone, la morte delle attività commerciali, le misure relative alla circolazione dei veicoli, la morte di persone che si spegnevano lontano dalle loro famiglie. Durante l'estate i numeri delle vittime aumentarono in modo vertiginoso, la peste bubbonica stava diventando peste polmonare. La città stava andando alla deriva, senza la speranza del futuro perché la peste ciascuno la porta in sé, nessuno al mondo ne è immune. Il libro termina con una frase profezia, che mi ha ricordato quella presente ne "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo. "Forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice".

Giudizio personale

Lo stile, come per tutte le opere di quel periodo, è un po' datato, ma perfettamente leggibile. Non so quali erano gli intendimenti di Camus e quindi noi possiamo interpretare la peste in vari modi, il totalitarismo, il nazismo, la guerra, il Male oppure soltanto la peste. Come ho già detto, leggerlo in questo periodo difficile per noi, ci aiuta a comprenderlo meglio. A qualunque livello si voglia leggerlo, il romanzo è intenso, profondo, duro e crudele ma vero. La peste è un classico, un capolavoro senza tempo, sempre attuale, perché racconta i diversi modi di esprimersi della natura umana di fronte ad un fatto drammatico.

Stile
8/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬜
Piacevolezza lettura
8/10
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Rappresentazione personaggi
9/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜
Trama
9/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜
Giudizio complessivo
9/10
⬛⬛⬛⬛⬛⬛⬜










Consiglio di lettura: sì

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